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King Norodom Sihamoni over the body of his Father (C) Documentation Centre of Cambodia |
As I live in a busy area in Phnom Penh, I was surprised when on Friday morning, 'crying day', I woke up in the middle of the silence. Phnom Penh gives a SCARY feeling when is silent and no tuk-tuk or motorbike can be seen. The wider zone around the Royal Palace, from the Independence monument until Wat Phnom (!), had been closed off to the traffick for the procession of the King Father's body around town. With their black and white outfit, people were already walking in all directions at 7am to choose the best spot. They waited for hours for their King Father to pass by. His body would leave the Royal Palace and enter the Royal cremation ground. Monday was the actual day of the cremation. But that day Sihanouk was no longer for his peoples. For the most crucial part of that day the Royal cremation ground was not accessible to common people while VIP government officials and foreign delegations had the priviledge to witness the cremation of the King Father. All others were left with the view of the smoke of the cremated body, with the fireworks, and with the (most boring) TV coverage (ever seen in my life). The Khmer people, elderly, children and monks, were rightly disappointed. "Nation, Religion, King" is the country's motto. Three words I find on the top of every official document. Three words that most likely sum up Cambodian identity. That night, while Sihanouk body was becoming ashes, the nation was kept far from his beloved King Father. The day after, when a part of his ashes were brought to the shores of the Tonle Sap river to be dispersed, the spectacle was not for all. Nevertheless, this has not stopped the Khmer from gathering and praying together in front of a screen, lightening candles and incenses. Finally it was not the fuss going on near the royal palace that made all the atmosphere of this particular event, but it was the everyday people kneeling at any corner of any street with their little candle lit up for their King.
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Smoke coming from the Royal Cremation Ground (C) Documentation Centre of Cambodia |
Abitando in una zona molto trafficata, mi sono sorpresa quando venerdì mattina, 'il giorno del pianto', mi sono svegliata nel bel mezzo del silenzio. Phnom Penh fa paura quando è silenziosa e non si vedono nè tuk-tuk nè motorini nei paraggi. Tutta la zona intorno al palazzo reale, dal monumento all'indipendenza fino a Wat Phnom (!), è stata chiusa al traffico per la processione del corpo del re padre per la città. La gente, vestita tipicamente in bianco e nero, era impegnata a scegliersi il posto migliore per vederla già dalle 7 del mattino. Hanno aspettato per ore che il loro re padre passasse. Il corpo del re padre ha poi lasciato il palazzo reale per entrare nel padiglione/mausoleo fresco fresco di costruzione adibito alla cremazione reale e a tutte le sue cerimonie. Lunedì era il giorno della cremazione. Ma in realtà, quel giorno Sihanouk non era più per il suo popolo. Per tutta la parte più importante di quel giorno, il padiglione della cremazione non era accessibile ai comuni mortali, ma importanti ufficiali di governo e delegazioni estere sono stati tra i pochi ad avere il privilegio e l'esclusività di testimoniare alla cremazione del re padre. Tutti gli altri sono stati lasciati con la vista del fumo del corpo cremato spargersi per un cielo blu notte, con il rombo dei fuochi d'artificio, e con la (più noiosa) copertura televisiva (mai vista in vita mia). Il popolo cambogiano, vecchi, bambini e monaci, erano giustamente delusi. "Nazione, Religione, Re" è il motto del paese. Sono tre parole che vedo sempre stampate su ogni documento ufficiale. Forse le tre parole che meglio riassumono l'identità cambogiana. Quella notte, mentre il corpo di Sihanouk diventava cenere, la nazione è stata tenuta lontano dal suo amatissimo re padre. Il giorno dopo, quando parte delle sue ceneri sono state portate sul fiume Tonle Sap per essere disperse, lo spettacolo non era per tutti. Ciononostante, questo non ha fermato il popolo khmer dal riunirsi e congiungersi in preghiera davanti a un grande schermo, accendendo candele e incensi per il loro re. In fondo non è stata la formale agitazione vicino al palazzo reale a creare l'atmosfera di questo particolare evento, ma è stata proprio la gente di ogni giorno inginocchiata a un qualsiasi angolo di strada con la sua candelina accesa.