Wednesday 27 February 2013

the charming city

Phnom Penh is a charming city. It's a city that needs time. A city that you learn to love by knowing it, by exploring its hidden corners, by walking its streets (despite tuk-tuks won't let you walk), by getting used to its silent nights and noisy mornings, by making friends born and raised in Phnom Penh; in a word you like it by living it. The charming city does not even let you go so easily...See ya!
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Phnom Penh è una città affascinante. E' una città che apprezzi col tempo, che impari ad amare conoscendola, esplorando i suoi angoli nascosti, camminando per le sue vie (nonostante i tuk-tuk non te lo lascino fare), abituandoti alle sue notti silenziose e ai suoi mattini rumorosi, facendo amicizia con chi a Phnom Penh ci è nato e cresciuto. In una parola, impari ad amarla vivendola. La charming city, come si auto nomina, non ti lascia neanche andare così facilmente...E allora, a presto.

Tuesday 26 February 2013

what colour is gold?

Banlung market. Serious business!
Jewellery is a big thing in Cambodia. Over 3000 people working in the formal economy (the smallest part of this country's economy) are busy with the making of jewellery. Men and women alike like to wear them, and even the pretty Angkor statues have jewellery. At the market, no matter how poor and essential this is, there will always be the jewellery stall. The Cambodia Gems & Jewellery Fair exists since 2009. The most famous mines are in Pailin province (which actually means 'gem') where the best sapphires in the world, the Pailin blue, can be found. Who knew? Given this jewel-culture, it took me by surprise to hear the Khmers passionately debating whether the colour of gold is red or yellow. It's gold, no? No. Red. Or yellow...Lol.

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Il gioiello è tipico di qui ed è un gran business. Circa 3000 persone impiegate formalmente nell'economia del Paese (cioè nella parte più piccola dell'economia domestica!) sono occupate nella produzione di gioielli. Sia donne che uomini adorano adornarsi di gioielli, e persino le statue ad Angkor sono adornate di bracciali e cavigliere. Al mercato, non importa quanto ridotto esso sia, c'è sempre il banchino dei gioielli. La fiera nazionale di gioielli e pietre preziose esiste già dal 2009. Le miniere più famose sono nella provincia di Pailin (che tra l'altro vuol dire proprio 'gemma') dove si trovano i migliori zaffiri al mondo per la loro particolare gradazione di blu. E chi lo sapeva?! E' proprio per questa diffusa cultura del gioiello che mi sono sorpresa quando ho sentito un gruppetto di cambogiani dibattere appassionatamente di che colore fosse l'oro, rosso o giallo. Ma l'oro è color oro, no? No! E' rosso. O giallo...Lol.

Monday 25 February 2013

fun with words

During my first week of work, a Khmer colleague e-mailed me and called me Cucinamo, which for me sounded extremely funny because it sounded like cuciniamo, which in Italian means let's cook. In the past months I have put together a highly entertaining list of messed up words. English is certainly an illogical language when it comes to spelling and corresponding pronunciation. But apparently, a Khmer writing English needs extra concentration. 'If you can afford money...' became 'if you can effort money...', 'indigenous people' were called instead 'initiative people' (this I actually like!) and 'thank you for your cooperation' was 'thank you for your corporation'. I confess I had so much fun with this. But to be fair I also made confusion for a long while between the local KTV and TVK, where the first stands for Karaoke TV and is referred to the thousands of karaoke-resto across the country where people go to entertain themselves, especially men, while TVK is the (only) national TV channel, Kampuchea (Cambodia) TV. We all have to learn from each others.

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Durante la mia prima settimana di lavoro, un collega cambogiano mi aveva mandato un'e-mail chiamandomi Cucinamo, che ovviamente era simpatico perché suonava come 'cuciniamo'. Nei mesi scorsi ho messo insieme una divertentissima lista di parole scritte male. L'inglese é una lingua senza logica quando si tratta di come la parola si compita e come si pronuncia, le due spesso non combaciano. Ma a quanto pare, un cambogiano ha bisogno di concentrazione extra quando scrive inglese, altrimenti questi possono essere i risultati:  'If you can afford money...' diventa 'if you can effort money...', 'indigenous people' diventano 'initiative people' (questa in realtá é simpatica!) and 'thank you for your cooperation' era 'thank you for your corporation'! E io a ridere di continuo. Ma per dirla tutta, anch'io ho fatto confusione per un sacco di tempo tra le locali KTV e TVK, dove la prima sigla si riferisce alla karaoke TV (cosí si chiamano tutti quei posti/ristoranti che offrono serate karaoke in tutta la Cambogia e dove la gente, soprattutto gli uomini adorano andare a divertirsi), mentre la seconda, TVK, si riferisce a TV Kampuchea, cioé l'unico canale TV nazionale. Per evitare gaffes meglio imparare gli uni dagli altri! 

Friday 15 February 2013

between walls and films

The Hemakcheat on street 130
If the walls of many of Phnom Penh's buildings could talk, they would impress us with their stories. Many stories have been lost, others are reserved to trusted ears, but many are still out there to be heard. What would you say about the building in the photo? What could it be? The Hemakcheat seems nothing important today, but back in its days it was one of the biggest and best-known cinemas in Phnom Penh. Today this place is a slum inhabitated by hundreds of illegal residents. The story of Hemakcheat cinema is almost as sad as the story of Cambodian cinema. During the country's Golden Age, between 1960 and 1975, Cambodia produced about 400 films, of which only 30 have survived to date. So much has gone to oblivion. Today, the key men in the government machine believe that a cinema cannot stand alone, and that's why cinemas are only to be seen in shopping malls...THE END.
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Se le mura di tanti edifici qui a Phnom Penh potessero parlare, resteremmo a bocca aperta all'ascoltare certe storie. Ci sono storie che sono ormai andate perdute, altre che sono riservate ad orecchie fidate, ma tante altre restano lì in attesa di essere ascoltate. Secondo voi cos'è l'edificio nella foto? L'Hemakcheat non sembra niente di importante oggi come oggi, ma ai suoi tempi era uno dei più grandi e più noti cinema della città. Oggi è una slum, una topaia dove abita illegalmente un centinaio di gente povera. La storia dell'Hemakcheat è quasi triste quanto quella del cinema cambogiano. Nella sua età dell'oro,  tra il 1960 e il 1975, la Cambogia ha prodotto ben circa 400 film, di cui aimè solo circa 30 sono sopravvissuti fino ad oggi. Così tanto è finito nel dimenticatoio! Oggi, gli uomini chiave nella macchina di governo pensano che un cinema non possa sopravvivere da solo, ed è così che oggi i pochi, nuovi cinema si trovano nei centri commerciali...(è la) FINE.

Thursday 14 February 2013

red for new year

So happy and proud of her red dress, she was all set to celebrate Chinese New Year!
☺☺☺
Così allegra e fiera del suo vestitino rosso, era tutta pronta per festeggiare il nuovo anno cinese!

Tuesday 12 February 2013

tarantulas

Hehe, noto dalle statistiche del blog che il pubblico attende notizie, soprattutto in Olanda, ferventi lettori. Niente di chissacché. Ieri ero nel mio vestito migliore, mentalmente pronta ad onorare una cena diversa, tra l'osceno e lo speciale, comunque una delicatezza locale. Tarantole. Gli amici non ti fanno fare cose pazze da sola, e cosí Chenda ha avuto l'idea di prendere una manciata di cavallette e due tarantole da una venditrice ambulante senza pensarci due volte, per poi sederci in un posticino vietnamita lí vicino. Leggo adesso che queste creature sono conosciute per essere commestibili da giá un centinaio d'anni, quindi niente di preoccupante. Certo, essendo abituati a mangiare pollo dissossato, frutta senza buccia e roba trattata e conservata, va effeto vedersi un pezzo di giungla nuda e cruda nel proprio piatto. Non c'é nient'altro da fare che mettere le apparenze da parte e cominciare dal prenderlo in mano, staccargli una zampa, assaggiare la zampa, notare che tanto male non é, anzi é tutta croccante, e continuare fin quando é finito. Scommetto che la domanda é: che sapore ha? Dato che é fritto e caramellizzato, sa di dolce! E se vi chiedete perché mai mangiarseli, parliamone! Ora che ho finito le mie esotiche sperimentazioni, che il mio stomaco é forte come non mai e che niente mi fa impressione, cioccolato please!!! 

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From the blog's statistics I can clearly see that my loyal readers are fervently waiting for news. So, here comes the story. Yesterday I was dressed in my nicest cloths and mentally prepared to honor a different dinner, perhaps obscene yet special, involving a local delicacy. Tarantulas. Friends don't let you do crazy things alone, and it was Chenda who had the idea to get a bunch of grasshoppers and a couple of spiders from a street vendor without much ado. Then we sat at a Vietnamese place nearby, ready to go. I read now that these creatures are known to be edible for more than a hundred years. Nothing to worry about then! Certainly, when you are used to boneless chicken, peeled fruit and processed everything, it feels kind of challenging to have a raw piece of jungle right in your plate. Yet, as usual, one ought to go beyond appearances, and start by taking it in the hands, then pull off a leg, taste the leg, sense how nicely crispy it is, and continue until is finished... I guess the question is: what does it taste like? Well, tarantulas are fried in oil and then caramelized in sugar, so the taste is rather sweet! And if you are wondering why on earth would one eat them, we can talk about it next time. Now that I am at the end of my gastronomic experiments, that my stomach is stronger than ever and that I fear nothing in my plate...gimme chocolate fondue please!!!

Saturday 9 February 2013

what's in a skyline?

Phnom Penh seen from my rooftop
Skylines are the fingerprint of a city, as no two skylines are alike, wikipedia says. For what I've seen across Southeast Asia, Singapore's skyline was perfectly studied, with everything in its place. In fact, a skyline says a lot about its city. Bangkok's skyline was alredy far from the organized Singaporean fashion. Banks, hotels and temples all rival to get attention in Bangkok's jumbled cityscape. Phnom Penh, is something else. I remember the feeling when I set foot on Phnom Penh soil for the first time in September. Coming from chaotic Bangkok, Phnom Penh felt peaceful and pleasant. The absence of evident skyscrapers felt almost reassuring. The low-rise city felt human sized. 
Phnom Penh's skyline is still modest for the time being. The two tallest buildings in town, Canadia Bank and Vattanac Capital (the latter still in costruction at the time of writing) have 32 and 39 floors respectively, which is nothing if compared to the trend in the region (the Petronas Towers in Kuala Lumpur have each 88 floors, Bayoke Tower II hotel in Bangkok has 85 floors, the OUB Centre in Singapore had 63 floors in 1986 already, and the tallest tower in the Philippines PBCom has 52 floors). Construction plans are fast and furious and there are rumors that in the future the tallest buildings in Southeast Asia might be precisely in Phnom Penh. My Ratanakiri folks must be speechless about this madness. But their opinion does not count when it's about polishing the image of poor Cambodia with the deceptive glamour of progress. Sihanouk's Master Plan has clearly being forgotten. According to his plan, no building in Phnom Penh could be higher than the Royal Palace.
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Lo skyline [letteralmente la linea che la città traccia nel cielo] è l'impronta di una città dato che, come dice wikipedia, due skyline uguali non ci sono. Da quanto ho visto nel sud-est asiatico, lo skyline di Singapore era perfettamente studiato, con ogni cosa al suo posto. Per chi lo sa leggere, lo skyline di una città rivela infatti tante cose su quella città. Quello di Bangkok era già lontano dall'organizzazione stile Singapore. Banche, hotel e templi fanno a gara a chi riesce ad ottenere più attenzione nel miscuglio bangkokkiano. Phnom Penh è tutta un'altra storia. Mi ricordo la sensazione che ho avuto la prima volta che ho messo piede a Phnom Penh a settembre. Venendo da una caotica Bangkok, Phnom Penh sapeva di un posto calmo e gradevole. L'assenza di grattacieli aveva un chè di rassicurante. Case ed edifici bassi tutt'intorno me la facevano sentire a misura d'uomo. 
Lo skyline di Phnom Penh è per adesso ancora modesto. I due edifici più alti, il Canadia Bank e il Vattanac Capital (questo qui ancora in costruzione) hanno rispettivamente 32 e 39 piani. Una sciocchezza, considerato il trend nella regione (le Torri Petronas a Kuala Lumpur ne hanno 88 ciascuna, l'hotel Bayoke Tower II a Bangkok ne ha 85, l'Oub Centre a Singapore ne aveva 63 nel 1986..., e la torre più alta delle Filippine PBCom ha 52 piani). I piani edilizi proseguono veloci e furiosi, e si mormora che nel futuro gli edifici più alti del sudest asiatico saranno proprio qui a Phnom Penh. Già mi vedo i miei compari di Ratanakiri a bocca aperta dinanzi a questa mancanza di buon senso. Ma loro a quanto pare non contano niente quando si tratta di patinare l'immagine della povera Cambogia con l'illusorio luccichio del progresso. Il piano regolatore in vigore sotto Sihanouk è stato chiaramente dimenticato. Secondo il suo piano, a Phnom Penh non potevano esserci costruzioni più alte del palazzo reale.

Thursday 7 February 2013

leggere

Reading habits are almost inexistent in Cambodia. It is a pity and a shame, without wanting to sound paternalistic. There is no 100% alphabetization in the country and under the Khmer Rouge one could only dream of reading a book. Writers, together with other intellectuals and artists, were simply swept away. La crème de la crème of the nation, lost forever. Today readers are shy, or lazy. Fortunately there  are many initiatives and programmes committed to improve the situation, like the mobile libraries, which have children's reading habits dear to their heart. It is when I see these scenes (a tuk-tuk driver with his fairy-tales book or a young boy absorbed by a good read) that I am touched and left with the hope that one day the Khmer may become thirsty for reading. :)
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Leggere non è un'abitudine qui in Cambogia. E' un peccato, senza voler suonare paternalista. Nel Paese non c'è un tasso di alfabetizzazione del 100% e sotto i Khmer Rossi uno non se lo sognava neanche di leggere un libro. Gli scrittori, come tanti troppi intellettuali, venivano perfino spazzati via. La crème de la crème della nazione, persa per sempre. Oggi i lettori sono timidi e pigri. Ma fortunatamente ci sono tante iniziative e programmi che si impegnano perché la situazione migliori, come per esempio le librerie mobili, che hanno a cuore di incoraggiare l'abitudine dei bambini alla lettura. Ed è per questo che quando vedo queste scene (un autista di tuk-tuk col suo libro di favole cambogiane o un giovanotto assorto nella lettura) mi commuovo e mi riempio della speranza che un giorno questo popolo sarà assetato di lettura. :)

Wednesday 6 February 2013

un sacco pieno di cenere

King Norodom Sihamoni over the body of his Father
(C) Documentation Centre of Cambodia
As I live in a busy area in Phnom Penh, I was surprised when on Friday morning, 'crying day', I woke up in the middle of the silence. Phnom Penh gives a SCARY feeling when is silent and no tuk-tuk or motorbike can be seen. The wider zone around the Royal Palace, from the Independence monument until Wat Phnom (!), had been closed off to the traffick for the procession of the King Father's body around town. With their black and white outfit, people were already walking in all directions at 7am to choose the best spot. They waited for hours for their King Father to pass by. His body would leave the Royal Palace and enter the Royal cremation ground. Monday was the actual day of the cremation. But that day Sihanouk was no longer for his peoples. For the most crucial part of that day the Royal cremation ground was not accessible to common people while VIP government officials and foreign delegations had the priviledge to witness the cremation of the King Father. All others were left with the view of the smoke of the cremated body, with the fireworks, and with the (most boring) TV coverage (ever seen in my life). The Khmer people, elderly, children and monks, were rightly disappointed. "Nation, Religion, King" is the country's motto. Three words I find on the top of every official document. Three words that most likely sum up Cambodian identity. That night, while Sihanouk body was becoming ashes, the nation was kept far from his beloved King Father. The day after, when a part of his ashes were brought to the shores of the Tonle Sap river to be dispersed, the spectacle was not for all. Nevertheless, this has not stopped the Khmer from gathering and praying together in front of a screen, lightening candles and incenses. Finally it was not the fuss going on near the royal palace that made all the atmosphere of this particular event, but it was the everyday people kneeling at any corner of any street with their little candle lit up for their King.  

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Smoke coming from the Royal Cremation Ground
(C) Documentation Centre of Cambodia
Abitando in una zona molto trafficata, mi sono sorpresa quando venerdì mattina, 'il giorno del pianto', mi sono svegliata nel bel mezzo del silenzio. Phnom Penh fa paura quando è silenziosa e non si vedono nè tuk-tuk nè motorini nei paraggi. Tutta la zona intorno al palazzo reale, dal monumento all'indipendenza fino a Wat Phnom (!), è stata chiusa al traffico per la processione del corpo del re padre per la città. La gente, vestita tipicamente in bianco e nero, era impegnata a scegliersi il posto migliore per vederla già dalle 7 del mattino. Hanno aspettato per ore che il loro re padre passasse. Il corpo del re padre ha poi lasciato il palazzo reale per entrare nel padiglione/mausoleo fresco fresco di costruzione adibito alla cremazione reale e a tutte le sue cerimonie. Lunedì era il giorno della cremazione. Ma in realtà, quel giorno Sihanouk non era più per il suo popolo. Per tutta la parte più importante di quel giorno, il padiglione della cremazione non era accessibile ai comuni mortali, ma importanti ufficiali di governo e delegazioni estere sono stati tra i pochi ad avere il privilegio e l'esclusività di testimoniare alla cremazione del re padre. Tutti gli altri sono stati lasciati con la vista del fumo del corpo cremato spargersi per un cielo blu notte, con il rombo dei fuochi d'artificio, e con la (più noiosa) copertura televisiva (mai vista in vita mia). Il popolo cambogiano, vecchi, bambini e monaci, erano giustamente delusi. "Nazione, Religione, Re" è il motto del paese. Sono tre parole che vedo sempre stampate su ogni documento ufficiale. Forse le tre parole che meglio riassumono l'identità cambogiana. Quella notte, mentre il corpo di Sihanouk diventava cenere, la nazione è stata tenuta lontano dal suo amatissimo re padre. Il giorno dopo, quando parte delle sue ceneri sono state portate sul fiume Tonle Sap per essere disperse, lo spettacolo non era per tutti. Ciononostante, questo non ha fermato il popolo khmer dal riunirsi e congiungersi in preghiera davanti a un grande schermo, accendendo candele e incensi per il loro re. In fondo non è stata la formale agitazione vicino al palazzo reale a creare l'atmosfera di questo particolare evento, ma è stata proprio la gente di ogni giorno inginocchiata a un qualsiasi angolo di strada con la sua candelina accesa.

Sunday 3 February 2013

Cardamom Mountains

Just before sunrise on Phnom Trangol
This time I take you to the southern Cardamom mountains, where the forest is protected and Cambodia's landscape retains the beauty of its rawness and wildness. If over a year time about two millions tourists visit the temples of Angkor, only around a thousand people venture to this place. The record of the Khmer Rouge fighting on these peaks until the early 1990s, today leaves space to the warm greetings of the children in the villages, and all around the peace of nature. Wasting no more words, enjoy some photos!
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Questa volta vi porto per i monti del Cardamomo, dove la foresta è protetta e il paesaggio cambogiano ritiene la sua selvaggia e cruda bellezza. Se durante l'anno circa due milioni di turisti visitano i templi di Angkor, solo un migliaio si avventura per queste zone. Il ricordo dei Khmer Rouge che fino agli inizi degli anni '90 guerrigliavano sulle cime di questi monti, oggi lascia spazio ai saluti accoglienti dei bambini dei villaggi, e alla pace della natura tutto intorno. Non spreco altre parole e vi lascio alle foto qui!

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